La comunità di Sant'Antonino esiste sin dalla preistoria, a giudicare dai ritrovamenti, fatti quasi per caso,
in zona detta "il sasso", un pianoro su un corno roccioso che protegge il paese ad est. I
ritrovamenti di reperti risalenti all'epoca del ferro, prima, ed all'impero romano poi, testimoniano
l'esistenza di una popolazione rurale che abitava sul cono di deiezione e sulla parte collinare, in zona
elevata rispetto al piano acquitrinoso e pieno di bolle ed acque stagnanti, caratteristica della bassa valle del
Ticino, quando le acque invadevano tutta la piana su su fin verso Bellinzona; questi meandri del fiume e dei vari
suscelli laterali erano ancora presenti all'inizio del 1900, prima della bonifica del piano terminata solo verso
il 1927. Non si hanno molte notizie scritte pervenuteci dai tempi dell'impero romano e delle dinastie
succedutesi, in forma talvolta altalenante, nella vicina Lombardia della quale anche l'odierno territorio del
Cantone Ticino era parte integrante. Si hanno invec più informazioni dai tempi dell'amministrazione
capitolare dei territori, nel nostro caso, il "Capitolo dei canonici" della Chiesa Collegiata di San
Pietro a Bellinzona. Alcune pergamente testimoniano, per esempio, la lunga disputa fra gli abitanti dell'attuale
Parrocchia che volevano indipendizzarsi dal citato "Capitolo" (vedi parrocchia), disputa durata quasi
un secolo. Lo scontento della popolazione per quell'amministrazione costosa ed insoddisfacente si
vivacizzò parecchio ed i più scontenti diedero avvio alle pratiche per la separazione e costituire una parrocchia
indipendente; questa contesa terminava solamente verso la fine del 1400 e solo grazie all'intervento del Papa
d'allora, si giunse alla nuova parrocchia "de Sancto Antorino". Curioso il fatto che il
prete incaricato della pastorazione delle anime di questa nuova parrocchia, che occupava sia l'attuale
territorio di S. Antonino che quello di Cadenazzo fino a metà del 1800, aveva l'incarico di celebrare anche
nella chiesa si San Lorenzo (Isone); ciò dimostra che i legami fra le due comunità provengono da tempi
antichissimi e fors'anche giustifica perchè Isone fa parte del distretto di Bellinzona, pur essendo
geograficamente nella valle del Vedeggio che dà verso Lugano.
In qualche tempo della storia medioevale, l'Amministrazione "civile" fu affidata poi ad un podestà,
una specie di principino che reggeva le sorti della vicinanza "de Sancto Antorino et Cadenatio
"; era lui che assicurava l'ordine, che rappresentava l'autorità superiore e che "assoldava"
(servizio di leva) gli uomini per le truppe militari; per esempio, nel 1570 il podestà, era un certo "de
Margnonibus" (forse perchè era un grande margnifone ?) proveniente dalla località di Daro, sicuramente persona
allora molto importante perchè diede poi il nome ai ronchi Margnoni.
La Vicinanza durò fin verso la fine del 1700, quando si instaurò una forma di amministrazione più democratica,
nuova, alla francese, rivoluzionaria prima, secondo Napoleone poi: al Podestà subentrava un ufficio del
Patriziato, collegio eletto dal popolo e che rappresentava l'autorità centrale incaricandosi altresì di
amministrare i terreni più discosti dalle abitazioni, che appartenevano alla comunità ma che erano meno pregiati
perchè pascoli o boschi insalubri. Anche dopo l'era napoleonica e su fin verso il 1920, era sempre il
Consiglio Patriziale che reggeva le sorti del Comune che, "de jure", esisteva sin dalla fine
dell’800, anche se la nascita effettiva del Comune di S. Antonino avvenne nel periodo 1920-25, quando
a seguito di un numero maggiore di "stranieri ma da tempo qui" si costituì l'Assemblea comunale
separata da quella patriziale ed il Municipio. Ma, proprio perchè la popolazione era poi piccola, i membri
dell'Amministrazione patriziale erano anche i Municipali e non era raro che si confondessero oggetti e
competenze dei due organi. Solamente nel 1925 si separarono nettamente le due autorità (Persone differenti) con
competenze e responsabilità distinte: al Comune la gestione degli affari civili, al Patriziato la gestione del
territorio (il camparo poi scomparso) e dei terreni di proprietà patriziale.
Il Patriziato, che aveva ceduto senza nessuno scritto o contratto al Comune quella che divenne poi la casa Comunale
("la cumüna") poteva usufruire fin verso il 1970 di spazio per le Assemblee e per le votazioni, di una
scrivania e di un archivio presso la cancelleria comunale. Poi, per incomprensioni di carattere legale e contrasti
fra i due enti, il Patriziato alla Convenzione proposta dal Municipio preferì la soluzione dell'indipendenza; acquistò
alcune vecchie costruzioni e costruì un edificio ove dispone ora dei prorpi uffici.
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